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TRASFORMARE I LIMITI IN RISORSE: BEETHOVEN E FRIDA KAHLO

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  di Claudia Boddi Trasformare i limiti in risorse “O voi uomini che mi credete ostile, scontroso, misantropo o che mi fate passare per tale, come siete ingiusti con me! Non sapete la causa segreta di ciò che è soltanto un’apparenza [...] pensate solo che da sei anni sono colpito da un male inguaribile, che medici incompetenti hanno peggiorato. Di anno in anno, deluso dalla speranza di un miglioramento [...] ho dovuto isolarmi presto e vivere solitario, lontano dal mondo [...] se leggete questo un giorno, allora pensate che non siete stati giusti con me, e che l’infelice si consola trovando qualcuno che gli somiglia e che, nonostante tutti gli ostacoli della natura, ha fatto di tutto per essere ammesso nel novero degli artisti e degli uomini di valore.”(da wikipedia). Questo pezzo, tratto dai diari dell’immenso compositore tedesco, mi è sempre sembrato di una potenza emotiva e comunicativa rara. Ḕ Ludwig van Beethoven, colpito, oltre che dalla sua conosciuta sordità, da una forte depressione che finì per fiaccarlo nel corpo e nell’animo. Trasformare i limiti in risorse è quello che tutti noi cerchiamo di fare, più o meno consapevolmente, in particolare nei momenti di difficoltà. Ma non sempre è un processo indolore o che si conclude con successo. Il genio di Bethoveen è arrivato fino a noi, nonostante la sua vita complicata e i suoi disagi interiori. Ed è questa la parte positiva del messaggio che dobbiamo conservare. Parabola simile a quella vissuta da Frida Kahlo, diventata simbolo eterno di coraggio e determinazione. Affetta prima dalla poliomielite, che le lasciò dei gravi segni fisici, e vittima poi di un terribile incidente stradale, Frida è comunque riuscita a far giungere la sua arte appassionata, indelebile, fino ai giorni nostri. “A sei anni ebbi la poliomielite. A partire da allora ricordo tutto molto chiaramente. Passai nove mesi a letto. Tutto cominciò con un dolore terribile alla gamba destra, dalla coscia in giù. Mi lavavano la gambina in una bacinella con acqua di noce e panni caldi. La gambina rimase molto magra. A sette anni portavo degli stivaletti. All’inizio pensai che le burle non mi avrebbero toccata, ma poi mi fecero male, e sempre più intensamente.” “L’incidente avvenne su un angolo, di fronte al mercato di San Juan, esattamente di fronte. Il tram procedeva con lentezza, ma il nostro autista  era un ragazzo giovane, molto nervoso. Il tram, nella curva, trascinò l’autobus contro il muro. Io ero una ragazzina intelligente ma poco pratica, malgrado la libertà che avevo conquistato. Forse per questo non valutai bene la situazione né intuii il genere di ferite che avevo… Non è vero che ci si rende conto dell’urto, non è vero che si piange. Io non versai una lacrima. L’urto ci spinse in avanti e il corrimano mi trafisse come la spada trafigge un toro. Un uomo si accorse che avevo una tremenda emorragia, mi sollevò e mi depose su un tavolo da biliardo finché la Croce rossa non venne a prendermi. Persi la verginità, avevo un rene leso, non riuscivo a fare la pipì, e la cosa che più mi faceva male era la colonna vertebrale…”(da wikipedia). Sono solo due tra i più significativi esempi di virtù e tenacia che la storia del nostro tempo ci ha regalato ma l’elenco potrebbe essere molto più ricco e variegato. Fragilità umane compensate da risorse spesso impensate. E vale per tutti, non solo per i grandi geni.

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